icerbox Cortazar scrive by Unknown

autore:Unknown
Format: epub

A Manuel Antín

Parigi, 21 marzo 1965

Caro Manuel,

preferirei non doverti scrivere questa lettera, ma allo stesso tempo so che non posso non farlo. Ho appena finito di vedere Intimidad de los parques, con Aurora e alcuni amici – peruviani, spagnoli, argentini e salvadoregni. Se qualcuno di loro mi avesse dimostrato in qualche modo che mi sto sbagliando, potrei rifletterci ulteriormente prima di dirti tutto ciò che segue, ma credo di non aver mai trovato tanta unanimità nello sconcerto, nel rifiuto, nell’incomprensione. Ho passato la serata a fare domande a mia moglie e a qualcuno di questi amici, cercando risposte, cercandoti. Non ho trovato nulla, e ti scrivo per dirti che il tuo film, alto e coraggioso com’è, ambizioso e privo di concessioni come ogni cosa tua, naufraga ancora una volta in una specie di solitudine, di incomunicabilità che finisce per esasperare e annoiare. Ciò che in Los venerables todos mi era sembrato un enigma (ovvero, una mia incapacità di penetrare nel tuo universo) diventa ora qualcos’altro, una sensazione di sconfitta; perché l’universo di questo film è anche il mio, e succede che comunque non riesco a entrarvi, né capisco o provo nulla.

Mi torna alla mente tutto ciò che ci siamo scritti, tutto ciò che abbiamo discusso nei mesi passati. Credo che il mio tentativo di farti prendere risolutamente una decisione per un senso determinato del dramma non abbia dato alcun risultato, e che alla fine tu abbia fatto ciò che avevi deciso di fare fin dall’inizio: qualcosa che non assomiglia per nulla al mio racconto, una storia psicologica in cui qui e là emergono alcune inquietanti allusioni di ordine soprannaturale (che nessuno di coloro che mi circondavano ha colto, soprattutto chi non conosceva il mio racconto); la colomba morta, l’attizzatoio... geroglifici indecifrabili per loro, per il semplice fatto che non hanno trovato nessi sufficienti che potenziassero tali allusioni. Eppure questa non è la cosa più triste per me. In fin dei conti, se avessi optato per un racconto risolutamente psicologico e psicoanalitico, avresti potuto ottenere un gran film. La mia impressione è che tu abbia nuotato tutto il tempo tra due correnti opposte, e che questo ti abbia privato dell’efficacia necessaria; ciò che per te era molto chiaro ed evidente è diventato – come in Los venerables – una serie di momenti sconnessi (la mancanza di coerenza, di un nesso vitale è per me la cosa più penosa del film, ridotto a una serie di sequenze quasi autonome, e comunque senza vita).

Mi sembra giusto dirti che durante il primo quarto d’ora ho avuto la splendida sensazione che tutto si stesse organizzando, si stesse componendo, e anche il pubblico la pensava così. L’idea di ripetere la scena della scoperta dell’idolo è magnifica, e ha la meravigliosa proprietà di mostrare come ciò che si vede per la seconda volta è sempre qualcos’altro, qualcosa di arricchito o modificato, in ogni caso enormemente più suggestivo. Ma proprio a partire da quel momento, ho iniziato a perdere interesse. I personaggi mi sono sembrati rigidi, privi di

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